(italiano > dialetto + rafforzativo, esempio)
- questo, a, i, e > stu, sta, sti, ste (raff. chì: 'sta cunìlla chì).
- codesto, a, i, e > ssu, ssa, ssi, sse (raff. chì, lì, là: 'ssa cunìlla lì).
- quel, quei > qùl, qùi/qì* (raff. lì, là: cùl cunìllo là).
- quello, a, quegli, quelle > qùlu, qùla, qùi/qi*, qùle (raff. lì, là: cùle cunìlle lì).
- quell' + vocale > qùll' + vocale (raff. lì, là: cùll'annimàle, cùll'òghe > quelle oche).
L'aggettivo dimostrativo qùl/qùlu segue lo stesso uso dell'articolo 'l/lu, quindi per esempio non si dice qùl ragno, ma qùlu ragno, e non si dice qùlu zàino ma qùl zaino, ecc ... seguendo le regole degli incontri consonantici dell'articolo determinativo.
La storia (presunta) del dimostrativo qùl/qùlu
Una possibile derivazione del dimostrativo qùl/qùlu la troviamo nella lingua latina nella stessa evoluzione che ha portato alla nascita dell corrispondente italiano quel/quello:
- ECCUM ILLUM* > eccu illu > cu illu > quillu > quello
* propriamente in latino significa ecco quello al caso accusativo.
Questo schema riporta l'evoluzione da eccum illum a quello (quel si è generato da quello in seguito, nel toscano). Secondo lo schema dunque il dimostrativo osimano qùlu potrebbe essere nato dal terzo stadio di evoluzione (cu illu > qùlu), mentre qùl potrebbe essersi generato da qulu parallelamente a quel.
Contrazione o evoluzione?
Il dimostrativo qùl/qùlu che oggi è di uso comunissimo e normalissimo ad Osimo dovrebbe tuttavia essere entrato nella parlata degli osimani da non più di centocinquant'anni. Infatti, in un documento vernacolare della metà del XIX secolo riportato anche da Don Carlo Grillantini in una sua opera, più volte sono usati dimostrativi praticamente uguali a quelli italiani: troviamo difatti i sintagmi quel rè e quèlla signòra. Oggi nel dialetto corrente essi risulterebbero qùlu ré (o al massimo qùl ré) e qùla signóra, con l'uso di qùl/qùlu. Ciò potrebbe pertanto negare l'evoluzione da eccum illum di cui sopra, giustificando il dimostrativo qùl/qùlu come contrazione del dittongo we in quel/quellu, ipotesi ugualmente plausibile. Nel dialetto anconitano esiste allo stesso modo il dimostrativo qùl - manca cùlu perché l'anconitano ha solo l'articolo el (el sconto equivale all'osimano lu sconto) - che sembra essere stato usato sempre negli ultimi due secoli.
Quindi si può ipotizzare una sovrapposizione del dimostrativo anconitano a quello osimano, che era praticamente uguale a quelli dell'area propriamente umbro-romanesca (romanesco quér/quô, umbro-maceratese quillu). L'anconitano qùl sarebbe stato poi adattato agli incontri consonantici dell'osimano producendo la forma qùlu.
Altrimenti potrebbe essersi verificata una contrazione del dittongo we spontanea in entrambi i dialetti, senza che uno abbia necessariamente influenzato l'altro.
martedì 30 dicembre 2008
venerdì 12 dicembre 2008
Articoli e pronomi personali soggetto
ARTICOLI DETERMINATIVI
MASCHILE + s impura + r + z + vocale altri casi
singolare lu lu el ('l) l' (ll') el ('l)
lu scarpello lu rastello el zzio l'amigo el cunillo
plurale i l' (j') i
i scarpelli i rastelli i zzii l'amighi i cunilli
FEMMINILE
singolare la l' (ll') la
la scàttula la raganella la zzia l'amiga la cunilla
plurale le l' (ll') le
le scàttule le raganelle le zzie l'amighe le cunille
ARTICOLI INDETERMINATIVI
MASCHILE + s impura + r + z + vocale altri casi
singolare u' ('nu) u' (un) 'n (un) 'n (un) 'n (un)
u' scarpello u' rastello un zzio 'n amigo un cunillo
FEMMINILE
singolare 'na (una) 'n' (un') 'na (una)
'na scàttula 'na raganella 'na zzia 'n'amiga 'na cunilla
In ambito rurale tavolta - ma non per regola - gli articoli LU, LA, LE subiscono la vocalizzazione in 'U, 'A, 'E, come nel romanesco, quindi abbiamo 'a surella piuttosto che la surella, 'a màghena per "la macchina", ecc.
La scrittura J apostrofato, molto frequente nei testi dialettali, presuppone che là dov'è l'apostrofo sia caduta la i come succede all'articolo italiano gli (gli anni > gl'anni = ji anni > j'anni). Spesso comunque molti scrittori dialettali anche estranei al nostro vernacolo hanno scelto di usare solo J (j anni) o addirittura di usare solamente I, anche al posto di J (i anni), perché la differenza di suono tra i due è davvero minima.
PRONOMI PERSONALI SOGGETTO (italiano > dialetto)
- 1° persona singolare io > io
- 2° persona singolare tu > te; rur tu
- 3° pers. sing. masch. egli > lù
- 3° pers. sing. femm. ella > lia, essa
- 1° persona plurare noi > nualtri, nó; rur nuà, nuantri
- 2° pers. pl. voi > vualtri, vó; rur vuà, v'altri, vuantri
- 3° persona plurale essi, esse > lóra.
Inoltre esistono altri pronomi personali, tutti di terza persona (dialetto > italiano):
- custù, custìa, custora > costui, costei, costoro;
- cussù, cussìa, cussora > costui, costei, costoro o colui, colei, coloro;
- cullù, cullìa, cullora (o culù, culìa, culora) > colui, colei, coloro.
L'uso di TU in campagna deriva certamente dall'influsso dei dialetti umbro-maceratesi, poiché nel dialetto anconitano, del quale l'osimano ha una forte componente, esso è sconosciuto. E' invece molto presente nei dialetti delle città limitrofe a sud-est (come ad esempio Castelfidardo). Ad ogni modo l'osimano rurale come soggetto riconosce anche TE, ma solo quando è usato come rafforzativo o in fine di frase, oppure ha un grande rilievo nel discorso («ce vienghi, te?» per «ci vieni, tu?»; «l'ì ditto te!» per «lo hai detto tu!»); questo è un fenomeno riscontrabile anche nel toscano parlato e nel dialetto romanesco. Purtroppo oggi l'uso di TU anche tra coloro che non vengono dal centro cittadino sta scomparendo, un po' a causa della facilità di comunicazione con TE (che è usato come soggetto e complemento, enclitico e non) e un po' per il sopravvento che il vernacolo anconitano ha preso sui dialetti della zona come unica koiné.
MASCHILE + s impura + r + z + vocale altri casi
singolare lu lu el ('l) l' (ll') el ('l)
lu scarpello lu rastello el zzio l'amigo el cunillo
plurale i l' (j') i
i scarpelli i rastelli i zzii l'amighi i cunilli
FEMMINILE
singolare la l' (ll') la
la scàttula la raganella la zzia l'amiga la cunilla
plurale le l' (ll') le
le scàttule le raganelle le zzie l'amighe le cunille
ARTICOLI INDETERMINATIVI
MASCHILE + s impura + r + z + vocale altri casi
singolare u' ('nu) u' (un) 'n (un) 'n (un) 'n (un)
u' scarpello u' rastello un zzio 'n amigo un cunillo
FEMMINILE
singolare 'na (una) 'n' (un') 'na (una)
'na scàttula 'na raganella 'na zzia 'n'amiga 'na cunilla
In ambito rurale tavolta - ma non per regola - gli articoli LU, LA, LE subiscono la vocalizzazione in 'U, 'A, 'E, come nel romanesco, quindi abbiamo 'a surella piuttosto che la surella, 'a màghena per "la macchina", ecc.
La scrittura J apostrofato, molto frequente nei testi dialettali, presuppone che là dov'è l'apostrofo sia caduta la i come succede all'articolo italiano gli (gli anni > gl'anni = ji anni > j'anni). Spesso comunque molti scrittori dialettali anche estranei al nostro vernacolo hanno scelto di usare solo J (j anni) o addirittura di usare solamente I, anche al posto di J (i anni), perché la differenza di suono tra i due è davvero minima.
PRONOMI PERSONALI SOGGETTO (italiano > dialetto)
- 1° persona singolare io > io
- 2° persona singolare tu > te; rur tu
- 3° pers. sing. masch. egli > lù
- 3° pers. sing. femm. ella > lia, essa
- 1° persona plurare noi > nualtri, nó; rur nuà, nuantri
- 2° pers. pl. voi > vualtri, vó; rur vuà, v'altri, vuantri
- 3° persona plurale essi, esse > lóra.
Inoltre esistono altri pronomi personali, tutti di terza persona (dialetto > italiano):
- custù, custìa, custora > costui, costei, costoro;
- cussù, cussìa, cussora > costui, costei, costoro o colui, colei, coloro;
- cullù, cullìa, cullora (o culù, culìa, culora) > colui, colei, coloro.
L'uso di TU in campagna deriva certamente dall'influsso dei dialetti umbro-maceratesi, poiché nel dialetto anconitano, del quale l'osimano ha una forte componente, esso è sconosciuto. E' invece molto presente nei dialetti delle città limitrofe a sud-est (come ad esempio Castelfidardo). Ad ogni modo l'osimano rurale come soggetto riconosce anche TE, ma solo quando è usato come rafforzativo o in fine di frase, oppure ha un grande rilievo nel discorso («ce vienghi, te?» per «ci vieni, tu?»; «l'ì ditto te!» per «lo hai detto tu!»); questo è un fenomeno riscontrabile anche nel toscano parlato e nel dialetto romanesco. Purtroppo oggi l'uso di TU anche tra coloro che non vengono dal centro cittadino sta scomparendo, un po' a causa della facilità di comunicazione con TE (che è usato come soggetto e complemento, enclitico e non) e un po' per il sopravvento che il vernacolo anconitano ha preso sui dialetti della zona come unica koiné.
venerdì 14 novembre 2008
Pezzi di vocabolario
accuscìntra - così
aggià, daggià - già, di già
alluscì, lluscì, allusgì, llusgì - così, in quel modo
alluscìntra, lluscìntra - così, in quel modo
ammò - oramai
argalétto - tendine sotto il ginocchio
bardasciàda - ragazzata
bardàscio - bambino
becìcchia - cispa
bizzòcco, bizzòcchero - bigotto
bussulòtto - salvadanaio
cabustórno - 1 vertigini degli animali di grosso taglio, 2 grosso capogiro
camerétta - cameretta (pulì le camerette mettersi un dito nel naso per pulirselo)
càrco, càrigo - 1 agg carico, 2 sost carico
chì, cchì, chìtta - qui
ciòcera - ciabatta
curcà, cculcà - abbattere, stendere
curcàsse, cculcàsse - stendersi, coricarsi
cuscìtta - così, in questo modo
córco, cólco - steso, coricato
cracca, clacca - 1 ceffone, colpo, 2 tonfo; rumore violento
cuèlle, cuè - niente
cumpreànno - compleanno
cuscì, accuscì, cusgì, accusgì - così, in questo modo
(d)èccu, (d)ècca - ecco (dècchelo eccolo, dècchece eccoci, dèccheve eccovi, dèccheli eccoli)
èllo - 1 eccolo (èlli eccoli), 2 verbo essere egli è (unito a dù, in do' o ndù : ndu èllo? > dov'è?)
èsselo - eccolo (èssece eccoci, èsseve eccovi, èsseli eccoli).
fiuttà - 1 ansimare, panciare, 2 lamentarsi, gemere
furèstigo - rustico; selvaggio, selvatico
furèsto - 1 forestiero, straniero, 2 rustico; selvaggio
furzi - forse
gabbió - grossa gabbia; famosi il gabbió p'i cunìlli o p'i picció
gallastró - 1 gallo mezzo castrato, 2 esibizionista, persona che si vanta
gèro - io andavo nell'osimano rurale antiquato
ggalìsse - perdere la voce, raffreddarsi in modo tale da diventare rauco
ggalìdo - rauco, senza voce
grattacàsgia - grattugia (da grattà + càsgio "formaggio")
jàllo, zzàllo - giallo (zzalló molto giallo; persona di carnagione giallastra)
janna - ghianda (plurale janne quasi mai usato)
lasagnòlo, rasagnòlo - matterello
lènta - lenticchia
marchesgià - marchigiano
mbuscà - nascondere
mbuscàsse - nascondersi, appartarsi
mógne - mungere
moro - 1 agg moro, 2 sost gelso
mpidriàsse - intrecciarsi (quando si parla; spesso detto di balbuzienti)
munèllo - bambino, ragazzetto (non dispregiativo)
murèga - mora (frutto del rovo o del gelso)
nnugulàsse - annuvolarsi
no, nòne - no
nzómma - 1 insomma, 2 così così nelle risposte
parnanzó - 1 grembiule da lavoro, 2 grembiule per bambini
pasció - passione (canti de la Pasció canti popolari della Passione)
pìdria - 1 imbuto, 2 strafalcione (spesso di chi è balbuziente)
rsumìo - ritratto (spesso fotografico)
sbinnònno - bisnonno
scarcarécchie - (plur. uguale j scarcarécchie) bastoncino cotonato, cotton fioc
scì, scìne, scé - sì
sciuccamà, sciugamà - asciugamano
smógne - palpare, palpeggiare
sòreda - tua sorella
stròlligo - 1 astrologo, 2 tipo eccentrico
zidèllo - scapolo (zidelló scapolo incallito o scapolo non convinto)
aggià, daggià - già, di già
alluscì, lluscì, allusgì, llusgì - così, in quel modo
alluscìntra, lluscìntra - così, in quel modo
ammò - oramai
argalétto - tendine sotto il ginocchio
bardasciàda - ragazzata
bardàscio - bambino
becìcchia - cispa
bizzòcco, bizzòcchero - bigotto
bussulòtto - salvadanaio
cabustórno - 1 vertigini degli animali di grosso taglio, 2 grosso capogiro
camerétta - cameretta (pulì le camerette mettersi un dito nel naso per pulirselo)
càrco, càrigo - 1 agg carico, 2 sost carico
chì, cchì, chìtta - qui
ciòcera - ciabatta
curcà, cculcà - abbattere, stendere
curcàsse, cculcàsse - stendersi, coricarsi
cuscìtta - così, in questo modo
córco, cólco - steso, coricato
cracca, clacca - 1 ceffone, colpo, 2 tonfo; rumore violento
cuèlle, cuè - niente
cumpreànno - compleanno
cuscì, accuscì, cusgì, accusgì - così, in questo modo
(d)èccu, (d)ècca - ecco (dècchelo eccolo, dècchece eccoci, dèccheve eccovi, dèccheli eccoli)
èllo - 1 eccolo (èlli eccoli), 2 verbo essere egli è (unito a dù, in do' o ndù : ndu èllo? > dov'è?)
èsselo - eccolo (èssece eccoci, èsseve eccovi, èsseli eccoli).
fiuttà - 1 ansimare, panciare, 2 lamentarsi, gemere
furèstigo - rustico; selvaggio, selvatico
furèsto - 1 forestiero, straniero, 2 rustico; selvaggio
furzi - forse
gabbió - grossa gabbia; famosi il gabbió p'i cunìlli o p'i picció
gallastró - 1 gallo mezzo castrato, 2 esibizionista, persona che si vanta
gèro - io andavo nell'osimano rurale antiquato
ggalìsse - perdere la voce, raffreddarsi in modo tale da diventare rauco
ggalìdo - rauco, senza voce
grattacàsgia - grattugia (da grattà + càsgio "formaggio")
jàllo, zzàllo - giallo (zzalló molto giallo; persona di carnagione giallastra)
janna - ghianda (plurale janne quasi mai usato)
lasagnòlo, rasagnòlo - matterello
lènta - lenticchia
marchesgià - marchigiano
mbuscà - nascondere
mbuscàsse - nascondersi, appartarsi
mógne - mungere
moro - 1 agg moro, 2 sost gelso
mpidriàsse - intrecciarsi (quando si parla; spesso detto di balbuzienti)
munèllo - bambino, ragazzetto (non dispregiativo)
murèga - mora (frutto del rovo o del gelso)
nnugulàsse - annuvolarsi
no, nòne - no
nzómma - 1 insomma, 2 così così nelle risposte
parnanzó - 1 grembiule da lavoro, 2 grembiule per bambini
pasció - passione (canti de la Pasció canti popolari della Passione)
pìdria - 1 imbuto, 2 strafalcione (spesso di chi è balbuziente)
rsumìo - ritratto (spesso fotografico)
sbinnònno - bisnonno
scarcarécchie - (plur. uguale j scarcarécchie) bastoncino cotonato, cotton fioc
scì, scìne, scé - sì
sciuccamà, sciugamà - asciugamano
smógne - palpare, palpeggiare
sòreda - tua sorella
stròlligo - 1 astrologo, 2 tipo eccentrico
zidèllo - scapolo (zidelló scapolo incallito o scapolo non convinto)
mercoledì 29 ottobre 2008
Perché ad Osimo si dice "el cà"?
Cà, cuntadì, picció, crì, cadì, pà ... Sembra che queste parole ci siano antipatiche e non le vogliamo finire ! Veramente non è antipatia, ma è solo l'esito di un fenomeno che c'è anche nella lingua italiana, però di meno. Questo fenomeno (che non uno che gioca bene a pallone) si chiama apòcope - il nome viene dal verbo greco kòptō, che vuol dire colpire, tagliare o uccidere (a noi l'ultimo significato ci interessa meno). L'apocupe consiste nel tagliare una sillaba alla fine della parola; nella lingua madre si ritrova per esempio nella parola po', che viene da poco. L'apocope di norma in dialetto osimano si verifica solo nelle parole piane, cioè che hanno l'accento sulla penultima sillaba (càne, contadìno, piccióne, pàne, catìno, cristiàno, digiùno, ecc).
Queste parole piane per essere apocopate devono finire con:
- ANE/ANI es cà (= cani/cane), dumà (= domani), cristià (= cristiani)
- ENE es bè (= bene)
- ONE es padró (= padrone)
- ANO es cristià (= cristiano), mà (= mano)
- ENO (poco frequente) es fiè (= fieno)
- INO es vì (= vino), cadì, catì (= catino)
- UNO es digiù (= digiuno), calchidù (= qualcheduno).
Come in ogni lingua, l'apocope avviene per comodità e per agevolare lo scorrimento delle parole. Nel dialetto osimano si apocopano delle parole che talvolta vengono dette intere : parole tipo gnè, calcò, 'ò, cù, cò, (n)dó, tigà, fenè, minè... e vengono troncati i vocativi sull'accento : bà per babbo, mà per mamma, Francé per Francesco, Antò per Antonio...
L'apocope nei dialetti vicini
- Generalmente tutti i dialetti della provincia di Ancona conoscono l'apocope, almeno per le terminazioni no, ni, ne come in osimano.
- A sud di Osimo fino addirittura ad Ascoli si ritrovano gli stessi casi di apocope (no, ni, ne), più l'apocope anche delle parole piane che finiscono in ARO/ORE (osim. vergàro = maceratese vergà). Altri esempi : lo vè (il bene) a Matelica, leccechì (attaccabrighe) ad Ascoli, lu cà a Macerata, lu frechì (il bambino) ad Ascoli e così via ...
Queste parole piane per essere apocopate devono finire con:
- ANE/ANI es cà (= cani/cane), dumà (= domani), cristià (= cristiani)
- ENE es bè (= bene)
- ONE es padró (= padrone)
- ANO es cristià (= cristiano), mà (= mano)
- ENO (poco frequente) es fiè (= fieno)
- INO es vì (= vino), cadì, catì (= catino)
- UNO es digiù (= digiuno), calchidù (= qualcheduno).
Come in ogni lingua, l'apocope avviene per comodità e per agevolare lo scorrimento delle parole. Nel dialetto osimano si apocopano delle parole che talvolta vengono dette intere : parole tipo gnè, calcò, 'ò, cù, cò, (n)dó, tigà, fenè, minè... e vengono troncati i vocativi sull'accento : bà per babbo, mà per mamma, Francé per Francesco, Antò per Antonio...
L'apocope nei dialetti vicini
- Generalmente tutti i dialetti della provincia di Ancona conoscono l'apocope, almeno per le terminazioni no, ni, ne come in osimano.
- A sud di Osimo fino addirittura ad Ascoli si ritrovano gli stessi casi di apocope (no, ni, ne), più l'apocope anche delle parole piane che finiscono in ARO/ORE (osim. vergàro = maceratese vergà). Altri esempi : lo vè (il bene) a Matelica, leccechì (attaccabrighe) ad Ascoli, lu cà a Macerata, lu frechì (il bambino) ad Ascoli e così via ...
venerdì 10 ottobre 2008
I verbi ausiliari
Oh, eccoci arrivati alle coniugazioni dei verbi ausiliari èsse, essere, ed écce, avere/averci. Questi verbi sono molto particolari perché hanno diverse forme che hanno acquisito nel tempo, ma che stanno oggi rapidamente scomparendo. Perciò ho scelto di usare la dicitura rur per le voci usate solo in ambito rurale, qdis per quelle che stanno per scomparire.
Qualcuna delle forme verbali ha un asterisco che la collega con la corrispondente latina scritta alla fine.
VERBO ESSE (essere)
INFINITO PRESENTE èsse*
PARTICIPIO PASSATO stado
*lat. esse
PRESENTE INDICATIVO
1 sò*
2 sai, si
3 è, ènne** (rur), edè*** (qdis)
1 sémo, èssimi (qdis)
2 séde
3 è, ènne**, edè*** (qdis)
*lat. sum
**forse dal latino inest
***dal latino adest
IMPERFETTO INDICATIVO
1 ero
2 eri
3 era
1 èrimi, èremi*
2 eri
3 era, èrene
*lat. eramus
PRESENTE CONDIZIONALE
1 sarìa
2 sarìssi, sarìsci (qdis)
3 sarìa
1 sarìssimo, sarìscimo (qdis)
2 sarìssi, sarìsci (qdis)
3 sarìa, sarìene
IMPERATIVO
2 èsse*, (ci)ài da èsse, déi (da) èsse
2 (ci)éde da èsse, duéde (da) èsse
*lat. es
VERBO ECCE (avere)
INFINITO PRESENTE écce, é, avé, aé
PARTICIPIO PASSATO udo, audo, vudo
PRESENTE INDICATIVO
1 (ci)ò
2 (ci)ài, (c)ì
3 (ci)à
1 (ci)émo*
2 (ci)éde**
3 (ci)à, (ci)ànne
*lat. habémus
**lat. habétis
IMPERFETTO INDICATIVO
1 (ci)éo
2 (ci)éi
3 (ci)éa
1 (ci)émie, (ci)émmi
2 (ci)éi
3 (ci)éa, (ci)éene
PRESENTE CONDIZIONALE
1 (ci)a(ve)rìa
2 (ci)a(ve)rìssi, (ci)a(ve)rìsci (qdis)
3 (ci)a(ve)rìa
1 (ci)a(ve)rìssimo, (ci)a(ve)rìscimo (qdis)
2 (ci)a(ve)rìssi, (ci)a(ve)rìsci (qdis)
3 (ci)a(ve)rìa, (ci)a(ve)rìene
IMPERATIVO
2 abbi(ce), (ci)ài da é(cce), déi (da) écce
2 (ci)éde da é(cce), duéde (da) écce
Da notare nelle coniugazioni dei verbi
Prima di tutto è importante il fatto che in certi casi per la coniugazione plurale è usata la forma singolare : si veda eri (che vuol dire propriamente tu eri, ma anche voi eravate) e (ci)éi (stesso discorso). Alla terza persona plurale è abbinata sia la forma propria (ad es. ciànne) ma anche una forma uguale alla terza singolare (ad es. lora cià). La seconda persona plurale ha la forma doppia : sai e si nel verbo essere e ciài e cì nel verbo avere. Solitamente sai e ciài sono usate in fine di frase : che scemo che sai per che scemo che sei, però te si scemo per tu sei scemo.
Qualcuna delle forme verbali ha un asterisco che la collega con la corrispondente latina scritta alla fine.
VERBO ESSE (essere)
INFINITO PRESENTE èsse*
PARTICIPIO PASSATO stado
*lat. esse
PRESENTE INDICATIVO
1 sò*
2 sai, si
3 è, ènne** (rur), edè*** (qdis)
1 sémo, èssimi (qdis)
2 séde
3 è, ènne**, edè*** (qdis)
*lat. sum
**forse dal latino inest
***dal latino adest
IMPERFETTO INDICATIVO
1 ero
2 eri
3 era
1 èrimi, èremi*
2 eri
3 era, èrene
*lat. eramus
PRESENTE CONDIZIONALE
1 sarìa
2 sarìssi, sarìsci (qdis)
3 sarìa
1 sarìssimo, sarìscimo (qdis)
2 sarìssi, sarìsci (qdis)
3 sarìa, sarìene
IMPERATIVO
2 èsse*, (ci)ài da èsse, déi (da) èsse
2 (ci)éde da èsse, duéde (da) èsse
*lat. es
VERBO ECCE (avere)
INFINITO PRESENTE écce, é, avé, aé
PARTICIPIO PASSATO udo, audo, vudo
PRESENTE INDICATIVO
1 (ci)ò
2 (ci)ài, (c)ì
3 (ci)à
1 (ci)émo*
2 (ci)éde**
3 (ci)à, (ci)ànne
*lat. habémus
**lat. habétis
IMPERFETTO INDICATIVO
1 (ci)éo
2 (ci)éi
3 (ci)éa
1 (ci)émie, (ci)émmi
2 (ci)éi
3 (ci)éa, (ci)éene
PRESENTE CONDIZIONALE
1 (ci)a(ve)rìa
2 (ci)a(ve)rìssi, (ci)a(ve)rìsci (qdis)
3 (ci)a(ve)rìa
1 (ci)a(ve)rìssimo, (ci)a(ve)rìscimo (qdis)
2 (ci)a(ve)rìssi, (ci)a(ve)rìsci (qdis)
3 (ci)a(ve)rìa, (ci)a(ve)rìene
IMPERATIVO
2 abbi(ce), (ci)ài da é(cce), déi (da) écce
2 (ci)éde da é(cce), duéde (da) écce
Da notare nelle coniugazioni dei verbi
Prima di tutto è importante il fatto che in certi casi per la coniugazione plurale è usata la forma singolare : si veda eri (che vuol dire propriamente tu eri, ma anche voi eravate) e (ci)éi (stesso discorso). Alla terza persona plurale è abbinata sia la forma propria (ad es. ciànne) ma anche una forma uguale alla terza singolare (ad es. lora cià). La seconda persona plurale ha la forma doppia : sai e si nel verbo essere e ciài e cì nel verbo avere. Solitamente sai e ciài sono usate in fine di frase : che scemo che sai per che scemo che sei, però te si scemo per tu sei scemo.
mercoledì 8 ottobre 2008
Osimano e lingua latina
Osservando questa serie di vocaboli della lingua latina messi a confronto con i loro corrispondenti italiani attraverso la forma dialettale osimana, si può notare che molti di essi in dialetto si avvicinano molto di più al latino che all'italiano. La lista segue questo ordine : latino > osimano > italiano. La dicitura volg per le voci latine è per i vocaboli non propriamente classici ma appartententi ad un latino popolare ("sermo vulgaris") o medievale.
caelum, i > cèlo > cielo
dictus, i (o dictum, i) > ditto > detto
piulàre (volg) > piulà > pigolare
cerèsium, i (volg) > cerègio > ciliegio
cerqua, ae (volg) > cèrqua > quercia
gingìva, ae > gingìa > gengiva
amàndula, ae > mmàndula > mandorla
admòdum* > ammò > oramai
biròta, ae > biròccio > barroccio
schola, ae > scola > scuola
ultra > oltra > oltre
blastimàre (volg) > biastimà > bestemmiare
cambra, ae (volg) > càmbura > camera
coxa, ae > cossa > coscia
cum + initiàre > cuminzà > cominciare
deorsum > gió (jó) > giù
dìscrimen, iminis > scrime > scriminatura
ecce > (d)ècche(lo) > ecco
focus, i > fogo > fuoco
foras > fòra > fuori
fracidus, a, um > fràgido > fradicio
hostarìa, ae (volg) > ustarìa > osteria
illum** > lù > lui (egli)
illam** > lìa > lei (ella)
laxare > lassà > lasciare
luxinèrum (volg) > lùzzeno > lampo
mactare > mmazzà > ammazzare
mel, mellis > mèle > miele
operire > uprì > aprire
nìngit > néngue > nevica
par, paris > paro > paio
pavor, pavoris > paóra > paura
pullàrium, i > pullàro > pollaio
sàbbatum, i > sàbbedo > sabato
siccare > sciuccà > asciugare
sternuméntum, i > sternùdo > starnuto
syndicus, i > sìnnigo > sindaco
tutàri > studà > spegnere
arbor, is > àrbulo > albero
manseulus, a, um > màgiulo > mansueto
cochlearium, i > cucchiàro > cucchiaio
*Admòdum in latino sottintende la parola mòdo, che significa ora, adesso; admodum di per sè stesso significava precisamente. Con il passaggio al latino volgare il termine ha acquistato il significato di proprio adesso, or ora e poi quello di ora(mai) come è in molti dialetti centrali (osimano, anconitano, maceratese, ascolano, urbinate, ecc).
**illum ed illam sono rispettivamente l'accusativo singolare di ille ed illa, che significavano propriamente quello e quella, ma erano usati spesso col significato di egli ed ella al posto dei più propri is ed ea.
caelum, i > cèlo > cielo
dictus, i (o dictum, i) > ditto > detto
piulàre (volg) > piulà > pigolare
cerèsium, i (volg) > cerègio > ciliegio
cerqua, ae (volg) > cèrqua > quercia
gingìva, ae > gingìa > gengiva
amàndula, ae > mmàndula > mandorla
admòdum* > ammò > oramai
biròta, ae > biròccio > barroccio
schola, ae > scola > scuola
ultra > oltra > oltre
blastimàre (volg) > biastimà > bestemmiare
cambra, ae (volg) > càmbura > camera
coxa, ae > cossa > coscia
cum + initiàre > cuminzà > cominciare
deorsum > gió (jó) > giù
dìscrimen, iminis > scrime > scriminatura
ecce > (d)ècche(lo) > ecco
focus, i > fogo > fuoco
foras > fòra > fuori
fracidus, a, um > fràgido > fradicio
hostarìa, ae (volg) > ustarìa > osteria
illum** > lù > lui (egli)
illam** > lìa > lei (ella)
laxare > lassà > lasciare
luxinèrum (volg) > lùzzeno > lampo
mactare > mmazzà > ammazzare
mel, mellis > mèle > miele
operire > uprì > aprire
nìngit > néngue > nevica
par, paris > paro > paio
pavor, pavoris > paóra > paura
pullàrium, i > pullàro > pollaio
sàbbatum, i > sàbbedo > sabato
siccare > sciuccà > asciugare
sternuméntum, i > sternùdo > starnuto
syndicus, i > sìnnigo > sindaco
tutàri > studà > spegnere
arbor, is > àrbulo > albero
manseulus, a, um > màgiulo > mansueto
cochlearium, i > cucchiàro > cucchiaio
*Admòdum in latino sottintende la parola mòdo, che significa ora, adesso; admodum di per sè stesso significava precisamente. Con il passaggio al latino volgare il termine ha acquistato il significato di proprio adesso, or ora e poi quello di ora(mai) come è in molti dialetti centrali (osimano, anconitano, maceratese, ascolano, urbinate, ecc).
**illum ed illam sono rispettivamente l'accusativo singolare di ille ed illa, che significavano propriamente quello e quella, ma erano usati spesso col significato di egli ed ella al posto dei più propri is ed ea.
sabato 27 settembre 2008
"Girènno ntell'ara"...
Ovvero... piccola rassegna di vocaboli legati al mondo contadino: animali, attrezzi, piante, oggetti vari, verdure, cibi e bevande...
malancià melanzana
cuccu assiolo
malancià melanzana
cuccu assiolo
taja pianta del fico
lècca scrofa
cìmigio cimice
ciambòtto rospo
figo fico
ciuétta civetta
cóu covone
picció piccione
òga oca
pulcinèllo pulcino
dìndulo, dindo tacchino
pertegàra, pertegàro aratro
faaróna faraona
pùlcio pulce
guèro verro
tórtula tortora
pujo, pojo pollo
madràna scrofa
tròcco mangiatoia per maiali
ara aia
zucchétta zucchina
fasgiulètto fagiolino
rampì, rampétta gancio
pummidòro pomodoro
tròcca trogolo
furcó forcone
grasciàro letamaio
umbrìgio lombrico
vèrmeno verme
vèspera vespa
sèrpa serpe
nzalàda lattuga
sèndulo, sèllero sedano
quajardì piccolo della quaglia
mungàna vacca da latte
erbétte, perzémmolo prezzemolo
fàlcia falce
falciafenàra falce da fieno
paó pavone
gólpa volpe
piantó pianta dell'olivo
melàngola cetriolo
mmàndula mandorla
zanzàina zanzara
ùa uva
vì vino
melàuro alloro
filó filare di alberi
strupparèlla passeraceo
sterlàcca allodola
sémbula semola
gàggia gazza
pùppula upupa
ràgheno ramarro
raggiàda rovescio di pioggia
bascùja bilancia
biròccio barroccio
brància foglia
bricòccolo albicocca, albicocco
cà cane
albanàccio pioppo
baliétto vitello orfano
erba mèlliga erba medica
caròda carota
gràndula grandine
ferfilàdo fil di ferro
malló palo del pagliaio
pajàro pagliaio
bedóllo pioppo
tròcca trogolo
furcó forcone
grasciàro letamaio
umbrìgio lombrico
vèrmeno verme
vèspera vespa
sèrpa serpe
nzalàda lattuga
sèndulo, sèllero sedano
quajardì piccolo della quaglia
mungàna vacca da latte
erbétte, perzémmolo prezzemolo
fàlcia falce
falciafenàra falce da fieno
paó pavone
gólpa volpe
piantó pianta dell'olivo
melàngola cetriolo
mmàndula mandorla
zanzàina zanzara
ùa uva
vì vino
melàuro alloro
filó filare di alberi
strupparèlla passeraceo
sterlàcca allodola
sémbula semola
gàggia gazza
pùppula upupa
ràgheno ramarro
raggiàda rovescio di pioggia
bascùja bilancia
biròccio barroccio
brància foglia
bricòccolo albicocca, albicocco
cà cane
albanàccio pioppo
baliétto vitello orfano
erba mèlliga erba medica
caròda carota
gràndula grandine
ferfilàdo fil di ferro
malló palo del pagliaio
pajàro pagliaio
bedóllo pioppo
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