(italiano > dialetto + rafforzativo, esempio)
- questo, a, i, e > stu, sta, sti, ste (raff. chì: 'sta cunìlla chì).
- codesto, a, i, e > ssu, ssa, ssi, sse (raff. chì, lì, là: 'ssa cunìlla lì).
- quel, quei > qùl, qùi/qì* (raff. lì, là: cùl cunìllo là).
- quello, a, quegli, quelle > qùlu, qùla, qùi/qi*, qùle (raff. lì, là: cùle cunìlle lì).
- quell' + vocale > qùll' + vocale (raff. lì, là: cùll'annimàle, cùll'òghe > quelle oche).
L'aggettivo dimostrativo qùl/qùlu segue lo stesso uso dell'articolo 'l/lu, quindi per esempio non si dice qùl ragno, ma qùlu ragno, e non si dice qùlu zàino ma qùl zaino, ecc ... seguendo le regole degli incontri consonantici dell'articolo determinativo.
La storia (presunta) del dimostrativo qùl/qùlu
Una possibile derivazione del dimostrativo qùl/qùlu la troviamo nella lingua latina nella stessa evoluzione che ha portato alla nascita dell corrispondente italiano quel/quello:
- ECCUM ILLUM* > eccu illu > cu illu > quillu > quello
* propriamente in latino significa ecco quello al caso accusativo.
Questo schema riporta l'evoluzione da eccum illum a quello (quel si è generato da quello in seguito, nel toscano). Secondo lo schema dunque il dimostrativo osimano qùlu potrebbe essere nato dal terzo stadio di evoluzione (cu illu > qùlu), mentre qùl potrebbe essersi generato da qulu parallelamente a quel.
Contrazione o evoluzione?
Il dimostrativo qùl/qùlu che oggi è di uso comunissimo e normalissimo ad Osimo dovrebbe tuttavia essere entrato nella parlata degli osimani da non più di centocinquant'anni. Infatti, in un documento vernacolare della metà del XIX secolo riportato anche da Don Carlo Grillantini in una sua opera, più volte sono usati dimostrativi praticamente uguali a quelli italiani: troviamo difatti i sintagmi quel rè e quèlla signòra. Oggi nel dialetto corrente essi risulterebbero qùlu ré (o al massimo qùl ré) e qùla signóra, con l'uso di qùl/qùlu. Ciò potrebbe pertanto negare l'evoluzione da eccum illum di cui sopra, giustificando il dimostrativo qùl/qùlu come contrazione del dittongo we in quel/quellu, ipotesi ugualmente plausibile. Nel dialetto anconitano esiste allo stesso modo il dimostrativo qùl - manca cùlu perché l'anconitano ha solo l'articolo el (el sconto equivale all'osimano lu sconto) - che sembra essere stato usato sempre negli ultimi due secoli.
Quindi si può ipotizzare una sovrapposizione del dimostrativo anconitano a quello osimano, che era praticamente uguale a quelli dell'area propriamente umbro-romanesca (romanesco quér/quô, umbro-maceratese quillu). L'anconitano qùl sarebbe stato poi adattato agli incontri consonantici dell'osimano producendo la forma qùlu.
Altrimenti potrebbe essersi verificata una contrazione del dittongo we spontanea in entrambi i dialetti, senza che uno abbia necessariamente influenzato l'altro.
martedì 30 dicembre 2008
venerdì 12 dicembre 2008
Articoli e pronomi personali soggetto
ARTICOLI DETERMINATIVI
MASCHILE + s impura + r + z + vocale altri casi
singolare lu lu el ('l) l' (ll') el ('l)
lu scarpello lu rastello el zzio l'amigo el cunillo
plurale i l' (j') i
i scarpelli i rastelli i zzii l'amighi i cunilli
FEMMINILE
singolare la l' (ll') la
la scàttula la raganella la zzia l'amiga la cunilla
plurale le l' (ll') le
le scàttule le raganelle le zzie l'amighe le cunille
ARTICOLI INDETERMINATIVI
MASCHILE + s impura + r + z + vocale altri casi
singolare u' ('nu) u' (un) 'n (un) 'n (un) 'n (un)
u' scarpello u' rastello un zzio 'n amigo un cunillo
FEMMINILE
singolare 'na (una) 'n' (un') 'na (una)
'na scàttula 'na raganella 'na zzia 'n'amiga 'na cunilla
In ambito rurale tavolta - ma non per regola - gli articoli LU, LA, LE subiscono la vocalizzazione in 'U, 'A, 'E, come nel romanesco, quindi abbiamo 'a surella piuttosto che la surella, 'a màghena per "la macchina", ecc.
La scrittura J apostrofato, molto frequente nei testi dialettali, presuppone che là dov'è l'apostrofo sia caduta la i come succede all'articolo italiano gli (gli anni > gl'anni = ji anni > j'anni). Spesso comunque molti scrittori dialettali anche estranei al nostro vernacolo hanno scelto di usare solo J (j anni) o addirittura di usare solamente I, anche al posto di J (i anni), perché la differenza di suono tra i due è davvero minima.
PRONOMI PERSONALI SOGGETTO (italiano > dialetto)
- 1° persona singolare io > io
- 2° persona singolare tu > te; rur tu
- 3° pers. sing. masch. egli > lù
- 3° pers. sing. femm. ella > lia, essa
- 1° persona plurare noi > nualtri, nó; rur nuà, nuantri
- 2° pers. pl. voi > vualtri, vó; rur vuà, v'altri, vuantri
- 3° persona plurale essi, esse > lóra.
Inoltre esistono altri pronomi personali, tutti di terza persona (dialetto > italiano):
- custù, custìa, custora > costui, costei, costoro;
- cussù, cussìa, cussora > costui, costei, costoro o colui, colei, coloro;
- cullù, cullìa, cullora (o culù, culìa, culora) > colui, colei, coloro.
L'uso di TU in campagna deriva certamente dall'influsso dei dialetti umbro-maceratesi, poiché nel dialetto anconitano, del quale l'osimano ha una forte componente, esso è sconosciuto. E' invece molto presente nei dialetti delle città limitrofe a sud-est (come ad esempio Castelfidardo). Ad ogni modo l'osimano rurale come soggetto riconosce anche TE, ma solo quando è usato come rafforzativo o in fine di frase, oppure ha un grande rilievo nel discorso («ce vienghi, te?» per «ci vieni, tu?»; «l'ì ditto te!» per «lo hai detto tu!»); questo è un fenomeno riscontrabile anche nel toscano parlato e nel dialetto romanesco. Purtroppo oggi l'uso di TU anche tra coloro che non vengono dal centro cittadino sta scomparendo, un po' a causa della facilità di comunicazione con TE (che è usato come soggetto e complemento, enclitico e non) e un po' per il sopravvento che il vernacolo anconitano ha preso sui dialetti della zona come unica koiné.
MASCHILE + s impura + r + z + vocale altri casi
singolare lu lu el ('l) l' (ll') el ('l)
lu scarpello lu rastello el zzio l'amigo el cunillo
plurale i l' (j') i
i scarpelli i rastelli i zzii l'amighi i cunilli
FEMMINILE
singolare la l' (ll') la
la scàttula la raganella la zzia l'amiga la cunilla
plurale le l' (ll') le
le scàttule le raganelle le zzie l'amighe le cunille
ARTICOLI INDETERMINATIVI
MASCHILE + s impura + r + z + vocale altri casi
singolare u' ('nu) u' (un) 'n (un) 'n (un) 'n (un)
u' scarpello u' rastello un zzio 'n amigo un cunillo
FEMMINILE
singolare 'na (una) 'n' (un') 'na (una)
'na scàttula 'na raganella 'na zzia 'n'amiga 'na cunilla
In ambito rurale tavolta - ma non per regola - gli articoli LU, LA, LE subiscono la vocalizzazione in 'U, 'A, 'E, come nel romanesco, quindi abbiamo 'a surella piuttosto che la surella, 'a màghena per "la macchina", ecc.
La scrittura J apostrofato, molto frequente nei testi dialettali, presuppone che là dov'è l'apostrofo sia caduta la i come succede all'articolo italiano gli (gli anni > gl'anni = ji anni > j'anni). Spesso comunque molti scrittori dialettali anche estranei al nostro vernacolo hanno scelto di usare solo J (j anni) o addirittura di usare solamente I, anche al posto di J (i anni), perché la differenza di suono tra i due è davvero minima.
PRONOMI PERSONALI SOGGETTO (italiano > dialetto)
- 1° persona singolare io > io
- 2° persona singolare tu > te; rur tu
- 3° pers. sing. masch. egli > lù
- 3° pers. sing. femm. ella > lia, essa
- 1° persona plurare noi > nualtri, nó; rur nuà, nuantri
- 2° pers. pl. voi > vualtri, vó; rur vuà, v'altri, vuantri
- 3° persona plurale essi, esse > lóra.
Inoltre esistono altri pronomi personali, tutti di terza persona (dialetto > italiano):
- custù, custìa, custora > costui, costei, costoro;
- cussù, cussìa, cussora > costui, costei, costoro o colui, colei, coloro;
- cullù, cullìa, cullora (o culù, culìa, culora) > colui, colei, coloro.
L'uso di TU in campagna deriva certamente dall'influsso dei dialetti umbro-maceratesi, poiché nel dialetto anconitano, del quale l'osimano ha una forte componente, esso è sconosciuto. E' invece molto presente nei dialetti delle città limitrofe a sud-est (come ad esempio Castelfidardo). Ad ogni modo l'osimano rurale come soggetto riconosce anche TE, ma solo quando è usato come rafforzativo o in fine di frase, oppure ha un grande rilievo nel discorso («ce vienghi, te?» per «ci vieni, tu?»; «l'ì ditto te!» per «lo hai detto tu!»); questo è un fenomeno riscontrabile anche nel toscano parlato e nel dialetto romanesco. Purtroppo oggi l'uso di TU anche tra coloro che non vengono dal centro cittadino sta scomparendo, un po' a causa della facilità di comunicazione con TE (che è usato come soggetto e complemento, enclitico e non) e un po' per il sopravvento che il vernacolo anconitano ha preso sui dialetti della zona come unica koiné.
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