Cà, cuntadì, picció, crì, cadì, pà ... Sembra che queste parole ci siano antipatiche e non le vogliamo finire ! Veramente non è antipatia, ma è solo l'esito di un fenomeno che c'è anche nella lingua italiana, però di meno. Questo fenomeno (che non uno che gioca bene a pallone) si chiama apòcope - il nome viene dal verbo greco kòptō, che vuol dire colpire, tagliare o uccidere (a noi l'ultimo significato ci interessa meno). L'apocupe consiste nel tagliare una sillaba alla fine della parola; nella lingua madre si ritrova per esempio nella parola po', che viene da poco. L'apocope di norma in dialetto osimano si verifica solo nelle parole piane, cioè che hanno l'accento sulla penultima sillaba (càne, contadìno, piccióne, pàne, catìno, cristiàno, digiùno, ecc).
Queste parole piane per essere apocopate devono finire con:
- ANE/ANI es cà (= cani/cane), dumà (= domani), cristià (= cristiani)
- ENE es bè (= bene)
- ONE es padró (= padrone)
- ANO es cristià (= cristiano), mà (= mano)
- ENO (poco frequente) es fiè (= fieno)
- INO es vì (= vino), cadì, catì (= catino)
- UNO es digiù (= digiuno), calchidù (= qualcheduno).
Come in ogni lingua, l'apocope avviene per comodità e per agevolare lo scorrimento delle parole. Nel dialetto osimano si apocopano delle parole che talvolta vengono dette intere : parole tipo gnè, calcò, 'ò, cù, cò, (n)dó, tigà, fenè, minè... e vengono troncati i vocativi sull'accento : bà per babbo, mà per mamma, Francé per Francesco, Antò per Antonio...
L'apocope nei dialetti vicini
- Generalmente tutti i dialetti della provincia di Ancona conoscono l'apocope, almeno per le terminazioni no, ni, ne come in osimano.
- A sud di Osimo fino addirittura ad Ascoli si ritrovano gli stessi casi di apocope (no, ni, ne), più l'apocope anche delle parole piane che finiscono in ARO/ORE (osim. vergàro = maceratese vergà). Altri esempi : lo vè (il bene) a Matelica, leccechì (attaccabrighe) ad Ascoli, lu cà a Macerata, lu frechì (il bambino) ad Ascoli e così via ...
Queste parole piane per essere apocopate devono finire con:
- ANE/ANI es cà (= cani/cane), dumà (= domani), cristià (= cristiani)
- ENE es bè (= bene)
- ONE es padró (= padrone)
- ANO es cristià (= cristiano), mà (= mano)
- ENO (poco frequente) es fiè (= fieno)
- INO es vì (= vino), cadì, catì (= catino)
- UNO es digiù (= digiuno), calchidù (= qualcheduno).
Come in ogni lingua, l'apocope avviene per comodità e per agevolare lo scorrimento delle parole. Nel dialetto osimano si apocopano delle parole che talvolta vengono dette intere : parole tipo gnè, calcò, 'ò, cù, cò, (n)dó, tigà, fenè, minè... e vengono troncati i vocativi sull'accento : bà per babbo, mà per mamma, Francé per Francesco, Antò per Antonio...
L'apocope nei dialetti vicini
- Generalmente tutti i dialetti della provincia di Ancona conoscono l'apocope, almeno per le terminazioni no, ni, ne come in osimano.
- A sud di Osimo fino addirittura ad Ascoli si ritrovano gli stessi casi di apocope (no, ni, ne), più l'apocope anche delle parole piane che finiscono in ARO/ORE (osim. vergàro = maceratese vergà). Altri esempi : lo vè (il bene) a Matelica, leccechì (attaccabrighe) ad Ascoli, lu cà a Macerata, lu frechì (il bambino) ad Ascoli e così via ...